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a cura di: Juanin Salinas Il concetto presso i Celti dei luoghi fortificati posti sull’alture in Europa non mediterranea sarebbero antecedenti all’epoca hallstattiana e agli inizi dell’Età del Bronzo, tale concetto abitativo appartengono al quinto millenio del Neolitico fino alla fine dell’Età del Bronzo nel IX secolo a.C. Verso il secolo VIII all’inizio della prima Età del Ferro si ebbe un fenomeno di abbandono delle fortificazioni in altura, tuttavia molti continuarono ad esistere ed espandersi fino alla conquista romana, in città fortificate e centri sociali, religiosi ed artigianali, esempio gli oppidi di Alésia, Gergovia e Bibracte, ma anche nel palatinato, a Donnersberg, fino in Ungheria come i centri celtici di Závist, in Baviera e a Mont Beuvray i più fiorenti, eccellenti nell'artigianato, nei commerci. centri produttivi di armi, e luoghi spirituali, in seguito si scoprì che fu anche luogo di culto astronomico, definizione sommaria che vale per tutti i centri celtici, i quali non costruivano niente senza prima interrogare le volontà del cielo. Nel Morvan si racconta che la fontana costruita fra la Côme Caudron e le Parc aux Chevaux un bacino a forma lenticolare lunga circa 6 metri, larga circa 2 metri, leggermente inclinata, seguendo la dorsale della rue, posta sull'asse E-W era un viale largo 14 metri, verso S-S-E la grande porta, oltre al significato religioso, gli Edui probabilmente l'avevano dedicata ad Epona la dea della fertilità degli armenti e dei cavalli. Gli archeologi sostengono che fecero venire; sia iil materiale, sia gli operai che eressero il momumento,i esperti taglia-pietra dall’Alpi, il bacino venne usata una pietra speciale; il granito rosa, pietra che si trova a Sud dell’Alpi, nella terra dei Celti golasecchiani; probabilmente fu anche pagato in oro, e con gli scambi di oggetti di valore, come ne da conferma il ritrovamento di reperti tipici; situle e terracotte, anfore provenienti dalla zona dei laghi pre-alpini, dove quì si commerciava con gli Etruschi. Bassin
de la Pâture du Couvent au Mont Bauvray (all’epoca degli scavi) La
definizione esatta del termine oppidum usato nei testi antichi
all’epoca delle guerre dei Galli (Commentaires de la Guerre des
Gauls) autore lo stesso Cesare che inventò il termine oppidum. Per le
città galliche di Bibracte, Gergovia e Alésia.
Il termine oppida non è per sè sinonimo celtico, i Celti
indicavano i luoghi in cui sorgevano i loro agglomerati protetti dalle
conformazioni dei terreni, sopraelevati ed isolati, o luoghi protetti
lungo le confluenze dei fiumi, colline, promontori, insenature; il
termine esatto che i celti usavano era dann o collina fortificata
hill-fort. L’oppidum era la fortificazione costruita a difesa del dann,
in pratica erano i bastioni posti dove le conformazioni del terreno
offrivano meno riparo e dove vi era la necessità di erigere posti
d’osservazione, generalmente erano due torri posti ai lati della porta
d’accesso all’agglomerato, altri erano i tipo di costruzione, che
comprendono semplici palizzate e terrapieni rinforzate con un muro a
secco, l’entrate generalmente erano costruite all’interno della mura,
con la tipologia gallica di fare conflurire il traffico delle genti e
delle merci in una strozzatura passando per un budello o corridoio,
entro due ... là dove non vi erano le porte d’ingresso, la strozzatura entro i due bastione del muro-gallico generalmente una ad Est e una ad Ovest, molti però avevano una sola entrata, spesso ai piedi del pendio vi erano contraforti e valloni, questi erano a secco ma potevano essere anche allagati come al sito di Boviolles. I criteri secondo gli archeologi per definire il termine oppida dovevano avere una superficie protetta, l’altezza del sito e la caratterista di altipiano, dilineato da pareti roccioso, spesso sugli argini di fiumi dal tracciato in rilievo dolce da un lato da 350 ai 600 metri d’altitudine (Bibracte), erano marcati come oppida anche centri di superficie minore di 15/20 ettari, le dimensioni generalmete vanno viste nel raggio di 2,3 km. La caratterisca principale la posizione sopra elevata nel territorio, isolata, un elemento importante dovevano avere accesso diretto con l’acqua, fiumi, pozzi o sorgenti, una caratteristica emersa nei recenti studi l’oppida non conteneva le necropoli, che erano poste fuori le mura. (fosse de Pandours-Col de Saverne). La prima distinzione per attribuire la presenza di un oppida erano le murature a secco con rinforzi di pali e travi (murus gallico) potevano essere delle semplici staccionate di vimini, ma anche delle rampe con una pendenza voluta e con avallamenti alternati a due tre ordini di sbarramenti, il problema era come consolidarli e difenderli dall’erosione, tutti erano imponenti baluardi che spesso si confondevano con il terreno circostante, i primi baluardi vennero costruiti intorno al XIII secolo a.C. nel Nord Europa avevano anche tre ordini di baluardi, con in rispettivi avallamente e una pendenza superiore ai 45 gradi, la quale potrebbe essera stata usata per; sfiaccare cavalli ed assalitori, ma spesso gli oppidi, ossia tutto il complesso del sistema difensivo avevano semplici terrapieni con rinforzi in muratura a secco sormontati da palizzate e torri d'osservazione fino alla costruzione vera e propria dei bastioni gallici con rampe d'accesso poste all'interno dell'oppide, fortificazioni imponenti che non resistettero alle legioni romane. Referenze
scritte : Stephan
Fichtl: La ville Celtique -
Editions Errance, Paris 2000
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